PELLEDICAPRANERA .






Negli ultimi diecimila anni , sul pianeta Terra , l'aspetto d'un prato primaverile , adornato di fiori di molteplici varietá e colori , non dev'essere mutato di molto .
Abbiamo invaso quasi ogni angolo naturale , disseminando le nostre cattedrali dedicate al consumismo egoistico ed esteticamente monotono , ci siamo impegnati ad utilizzare materiali artificiali , anche dove si rivelano nocivi od inutili , ma , fortunatamente , qualche prato incolto é scappato alla nostra ingordigia , é stato risparmiato , almeno per ora .
Esistono vari metodi scientifici che possono rivelarci quale fosse l'ambiente abitato dai nostri antecessori dell'Era Neolitica , ma non ho bisogno di tale ausilio per verificare quanto giá so .
Mi basta socchiudere gli occhi , per ottenerne , dentro di me , la conferma .
Vedo scene di caccia , nelle quali uomini fieri , e giá consapevoli delle capacitá intellettive , da abbinare ad una considerevole forza fisica , si cimentano con entusiasmo e determinazione .
In quei gruppi non figurano donne , ma la mia memoria genetica , molto sviluppata , afferma che la loro presenza altrove , nelle campagne da coltivare o accanto al fuoco , nel tepore d'una capanna d'argilla o sotto un rudimentale porticato di legno , fosse fondamentale - perlomeno quanto lo é ai giorni nostri .
Archeologhi e studiosi di Etologia confermano la teoria che , le prime religioni che apparvero , fossero basate sul culto della Donna , sia per il suo ruolo di procreatrice , che per quello di compagna , con la quale costruire un agglomerato famigliare ed un'esistenza felice .
Qualsiasi elemento femminile appartenente ad una specie biologica , animale o meramente vegetale , costituiva , in quella cultura , l'oggetto d'una venerazione e rispetto , che non si riservava al corrispettivo maschile .
Nella parte centrale d'ogni capanna , su una specie di piccolo altare di pietra , si custodivano e veneravano statuette raffiguranti donne a gambe divaricate , considerate simboli d'un potere naturale , a cui , con devozione , si chiedeva il dono della maternitá .
Per testimoniare l'importanza della fertilitá si ricorreva , spesso , anche ad oggetti di forma fallica , ma questi venivano conservati all'aperto od occultati in un angolo , in modo da non interferire con il rituale d'adorazione della femminilitá .
Non si sa con certezza se , in quei tempi precedenti all'introduzione della comunicazione attraverso simboli o parole scritte , ci si chiamasse per nome proprio , o se la presenza di un'altro essere umano , venisse indicata con gesti e suoni gutturali .
È un dettaglio che mi permetto di trascurare qui .
" Pelledicapranera " definisce perfettamente , secondo me , il protagonista di questa storia .
Non si puó sapere esattamente da dove provenisse , né posso dirvi se la sua origine condizionasse il suo comportamento .
Si pensa che , come lui , molti emigrarono da regioni piú settentionali , caratterizzate da un clima poco gradevole , verso zone piú temperate , dove le risorse naturali favorivano l'esistenza e la procreazione .
Gli abitanti della Valle del Piacere se lo videro apparire un giorno , da solo , vestito pesantemente di pelli di capra consumate e smunte , cimeli d'una era glaciale , con la quale , lí , non si confrontavano da parecchie generazioni .
Notarono subito come non fosse piú un adolescente , ma non ancora un uomo completamente formato . D'aspetto aggraziato ed indifeso , con connotati fisici per nulla particolari , palesemente non costituiva alcuna minaccia .
Si sarebbe dovuto considerarlo attraente e simpatico .
Ma alcuni , reputati piú saggi , tra i quali un sacerdote , osservandolo con cura , s'accorsero di come non fosse in buone condizioni di salute  .
Scambiarono i segni della stanchezza provocata dal lungo viaggio , le conseguenze d'una occasionale aggressione , ed un leggero principio di malnutrizione , per sintomi di chissá quale malattia perniciosa .
Cosí scoraggiarono chiunque volesse approssimarlo , anche solo per curiositá .
Pelledicapranera , sentendosi ignorato , finse di non curarsi di loro .
Di conseguenza , girovagó un poco da quelle parti , senza avvicinarsi a nessuna capanna .
Cercó cibo ed una sistemazione per la notte .
Scorse , quasi immediatamente , cespugli di bacche commestibili , in una quantitá adeguata per sfamarsi , e , cosí , evitó di ricorrere al cumulo di resti di carne bovina , che avrebbe dovuto contendersi con un branco di cani poco ospitali .
Decise , poi , che , una caverna della montagna piú prossima , avrebbe offerto abbastanza rifugio e conforto  , almeno temporaneamente .
All'interno non trovó altro che molti sassi , di tutte le forme e dimensioni , ed un paio di ossa semi-nascoste , conficcate nel terreno e molto erose , forse dai denti aguzzi d'un animale predatore o , piú probabilmente , dall'inesorabile passare del tempo .
Sistematosi nella parte meno umida , quella che la luce del sole tardava ad abbandonare , s'addormentó , prima ancora che fosse completamente scuro .
La mattina seguente , invece di pensare ad iniziare la ricerca del cibo , sentí l'irrefrenabile bisogno di sedersi ad ammirare l'ambiente circostante .
Non trovandosi a piú d'un centinaio di metri dalle capanne costruite nella parte centrale della vallata , il masso prominente ubicato sopra l'entrata della caverna , si riveló una postazione ideale , per scorgere ogni dettaglio delle attivitá degli abitanti di quel villaggio .
Vide come s'affaccendassero costantemente , concedendosi pochi attimi di tregua .
Nessuno parve disturbato o s'irritó sentendosi osservato .
Pelledicapranera , in quell'occasione , si chiese come potessero non aver notato la sua presenza .
Pensó che fossero persone poco curiose , molto tolleranti , oltre che estremamente occupate .
Ma - dopo alcuni giorni - dovette arrendersi ad una realtá ben piú sgradevole .
Il sospetto che tutti parlottassero tra di loro , deridendolo a distanza , si confermó , quando si vide lanciare alcune pietre .
Un ragazzo grasso , seduto in compagnia di due giovani donne , molto avvenenti , attizzó un bastone e s'apprestó a scagliarlo in direzione dell'" intruso " .
In quei momenti , nessuno tentó di scoraggiare quell'atteggiamento dichiaratamente ostile , o s'allontanó dalla scena , disapprovando .
Piuttosto , tutti i presenti , in gruppo compatto , parvero contenti che qualcuno , finalmente , agisse . Pelledicapranera non comprese bene quali motivazioni potessero portare alla sua totale emarginazione . Sapeva di non aver abusato della pazienza di nessuno , né pensava minimamente di antagonizzarsi qualcuno . Non sfruttava quell'ambiente privilegiato dalla Natura , se non per procurarsi il minimo indispensabile per vivere , in modo che si rigenerasse facilmente e continuasse ad elargire cibo per tutti .
Aveva notato come , ogni mattina , molto presto , tutti gli uomini abbandonassero le donne , per andare lontano , a raggiungere animali da cacciare .
Si chiese se , in loro assenza , alcune giovani donne avrebbero potuto accogliere lui come un'amante , permettendogli d'inserire il suo sesso nel loro .
Si sarebbe trattato , semplicemente , di ripetere quello che vedeva spesso accadere , senza il minimo ritegno o pudore , in luoghi frequentati da tutti .
Ma , dopo essersi mostrato , un paio di volte , con dichiarata disponibilitá sessuale , ostentando il pene al massimo dell'erezione , ebbe la certezza che , anche se interessate , quelle donne tanto attraenti , non si sarebbero mai lasciate nemmeno toccare da lui , per timore di rappresaglie .
Capí , dagli sguardi che si vide rivolgere , che non sarebbe stata la popolazione maschile del villaggio a vendicarsi , ma , piuttosto , tutte quelle donne ingelosite , che si sarebbero sentite trascurate .
Cosí decise di scordarsi del villaggio e della Valle del Piacere .
Si ritiró nell'angolo piú buio della sua caverna .
D'allora uscí soltanto di notte , quando fosse sicuro di non essere visto .
Visse a lungo , dedicandosi esclusivamente ad un'occupazione , ben sapendo di non poterla condividere con nessuno dei suoi contemporanei .
Con una pietra appuntita , ed altre appositamente levigate , disegnó centinaia di figure femminili , una accanto all'altra , sulle pareti e la volta di quell'enorme grotta .
Ritrasse qualche ragazza del villaggio , verso la quale s'era sentito attratto , ma la maggior parte dei soggetti fu frutto esclusivo della sua fantasia .
Ad ognuna diede un nome - od almeno un simbolo che la differenziasse dalle altre - ad ognuna si dedicó devotamente , con tanta ammirazione ed anche sessalitá , quasi fosse di carne ed ossa .
Man mano che s'impratichí , aggiunse dettagli , colori , sfumature .
Creó un Gineceo di Pietra che nessun'altro occho umano vide mai .
Quando , ormai privo di forze e consumato da quell'attivitá incessante , s'accorse che niente di piú bello ed invitante si poteva disegnare , chiuse gli occhi soddisfatto , per assopirsi per sempre .
Ma Madre-Terra volle mantenerlo ancora sveglio per un po' , pensando di poterlo convincere a raffigurarla al centro di tutte le altre .
Un forte terremoto colpí la zona .
Le conseguenze furono piú drammatiche delle intenzioni .
Molte rocce non resistirono ai sussulti , che accompagnarono il boato , inviato per allertarlo .
Quella caverna si trasformó in una tomba .
Il suo corpo , ricoperto di detriti , da lembi di quella stessa pietra con cui aveva condiviso la vita e l'amore , riconobbe , in quell'ultimo abbraccio , il sapore fresco di tanti fiori di prato .




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